Lezione francese In una convulsa giornata di commenti al vantato successo della signora Le Pen nelle amministrative francesi, abbiamo ascoltato parole di buon senso dall’onorevole D’Attorre in un’intervista televisiva. Egli ha ricordato che ricette di sola austerità e di rigore non favoriscono la crescita. Egualmente l’idea di una parità di bilancio inserita in costituzione, non è proprio da considerare come l’ideale per un paese che cerca la ripresa economica. I Paesi che sono usciti dalla crisi, vedi l’America, ha detto D’Attorre, lo hanno fatto con politiche economiche espansive, stampando moneta o con misure in deficit. Analisi giustissima, se non fosse che l’onorevole D’Attorre è parlamentare del pd membro del pse, partito che con i popolari europei ha fatto le regole dell’Unione. In Italia, Pd e l’allora Pdl, insieme, hanno votato il pareggio di bilancio introdotto in costituzione. Per carità, non ne facciamo una colpa all’onorevole d’Attorre che è giovanissimo. Speriamo si apra una riflessione all’interno dei grandi partiti europei che hanno condizionato e stabilito le regole vigenti su cui si è costituita l’Unione. Fino a quel momento sarà nostro compito attenerci a quelle regole e se le regole sono sbagliate ne pagano un prezzo proprio i partiti che le hanno redatte. Se sapranno riformarle invece, probabilmente avranno delle possibilità di invertire la deriva che ha preso piede in Francia. Anche il segretario di Sel, Nichi Vendola, è intervenuto sul voto in Francia e per lui le cose sono più semplici: Hollande avrebbe perso perché eletto su un programma di sinistra non l’ha mantenuto. A dire il vero Hollande ha vinto le presidenziali con una promessa di riforma europea e poi si è piegato ai diktat di Bruxelles, ma non ha tagliato la spesa, ha alzato le tasse e si è lanciato in un piano di diritti civili, dai matrimoni per tutti, alla laicità integrale della scuola, senza precedenti nella società francese se non al tempo della Rivoluzione. Su questa base la sinistra ha perso le elezioni, non lo si ignori come Vendola, altrimenti si ripercorrerebbero gli stessi errori. Anche perché, prima del voto francese, il Fondo monetario internazionale ha diramato le sue stime. L’Italia oggi è al livello della Grecia, con la particolarità che la Grecia ha previsioni di crescita che il nostro Paese si sogna. Le politiche di rigore adottate sono comunque servite. Quello che invece sicuramente non serve è trastullarsi promettendo piani e progetti irrealizzati per poi alzare le tasse, irritando tutti, come ha fatto Hollande. Roma, 25 marzo 2014 |